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Road trip in Islanda: dove l’inverno è di casa

12 min tempo di lettura
Tre sciatori esperti a bordo di una BMW X3 con mini caravan al traino, in viaggio nell’Islanda del Nord: la combinazione perfetta per un road trip sportivo di prim’ordine.

Il 15 dicembre 2020

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Siamo fermi. O meglio, bloccati. Le ruote girano tutte a vuoto. Non che abbiamo altra scelta, visto che il sottoscocca è completamente appoggiato sulla neve ammassata in mezzo alla carreggiata. È l’una di notte e il vento spinge i cristalli ghiacciati a forza otto sulla vastità del paesaggio. Ci siamo lasciati alle spalle 400 dei 430 chilometri previsti per la giornata. Ólafsfjördur, il minuscolo paesino che è la nostra meta, non dista più di dieci chilometri in linea d’aria. Fino a poco fa ammiravamo ancora le stelle, la luna piena e i timidi bagliori dell’aurora boreale, mentre macinavamo chilometri con facilità. Ma nel giro di poco il tempo si è trasformato. Prima abbiamo cominciato a vedere qualche piccolo cumulo di neve, ammassato sull’asfalto dal vento. Poco alla volta la neve ha cominciato a crescere. Ma grazie al sistema di trazione integrale xDrive della BMW X3, proseguire non è mai stato un problema (➜ Leggete anche: Guidare in sicurezza con la neve). Almeno finché la strada c’era ancora.

Di norma gli islandesi sono campioni della pulizia delle strade, ma a mezzanotte il servizio spazzaneve termina l’attività. E ci mancano ancora 30 chilometri! Da un bel pezzo la strada ha una sola corsia, la neve spalata si è accumulata a destra e a sinistra e ha formato pareti alte come persone. La via è sempre più impervia. Superiamo un piccolo insediamento e seguiamo una pista nella neve alta, che tutto a un tratto si interrompe. Dev’essere qui che lo spazzaneve ha inserito la retromarcia.

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Lo spazzaneve fa paura

Lo faremmo volentieri anche noi, ma agganciata alla nostra auto c’è una mini caravan grigia e gialla, che nei prossimi giorni di avventure sciistiche dovrebbe farci da camera d’albergo. Girarsi? Impossibile! In teoria potremmo fermarci qui, arrancare fino alla caravan, mettere in funzione il riscaldamento autonomo e sperare in tempi migliori, ma in pratica non ci fidiamo, perché in brevissimo tempo il vento e la neve ci renderebbero invisibili al primo spazzaneve.

Sfoderiamo allora dallo zaino le nostre pale da neve di emergenza, indossiamo la maschera da sci e ci gettiamo nella furia degli elementi. Per prima cosa facciamo spazio al rimorchio sganciato, poi spaliamo la neve intorno alla BMW X3, così da poterla girare. Dopo un’ora di lavoro massacrante in mezzo alla tormenta, il SAV è finalmente ruotato di 180 gradi, su una strada sempre più innevata.

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Per raggiungere la nostra meta indichiamo al navigatore la strada “sicura” nell’entroterra. Altri 180 chilometri, grazie! L’inverno dell’isola reclama il suo tributo. Finalmente, intorno alle tre e mezza del mattino, arriviamo a Ólafsfjördur. La tormenta che sull’altro versante della montagna ha interrotto il nostro percorso infuria anche qui, ma senza la stessa forza incontenibile. Quindi filiamo nella caravan per qualche ora di sonno.

Nella frenesia della partenza ci era sfuggita l’esistenza del sito www.road.is, che informa quasi in tempo reale sullo stato di ogni strada. Nei giorni successivi non ci mettiamo più al volante senza aver consultato questa fonte irrinunciabile di informazioni.

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Campeggio d’inverno?

Quando abbiamo definito il programma del viaggio in Islanda, in un inverno alpino piuttosto scarso in materia di neve, non immaginavamo che nel grande Nord quella stessa stagione si sarebbe mostrata in tutta la sua imprevedibilità. Il motivo è il fortissimo vortice polare sul Polo Nord, che concentra le zone di bassa pressione sulla Groenlandia e le spedisce una dietro l’altra, come in fila indiana, verso l’Islanda. Da dicembre a febbraio non ha mai smesso di nevicare. La neve scende fino al mare, dove forma uno strato che lotta con le onde e che talvolta può raggiungere i cinque metri.

I protagonisti

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Annika Schlachter è nata nella regione dell’Algovia, che abbraccia Austria e Germania, e ora studia a Innsbruck. Dopo una carriera nello sci alpino, ha cominciato a preferirgli le competizioni di freeride. E ha vinto proprio la prima a cui ha partecipato: la “Pitztal Wildface 2019”. La ventiduenne è anche un’insegnante di sci certificata, che si occupa di formare le nuove leve.

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È nata a Tromsø, vive a Lillehammer. La trentunenne norvegese Marthe Kristofferson ha alle spalle una lunga carriera di successo nello sci di fondo e ha rappresentato la sua terra di origine nei Giochi olimpici del 2010 a Vancouver. Da tempo ha però appeso al chiodo gli sci da fondo per sostituirli con la versione più larga: d’inverno quasi non passa giorno senza che li indossi per scalare una montagna.

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Matze Brustmann, della città bavarese di Wolfratshausen, è un uomo dai mille talenti: percorre torrenti in kayak, suona nella sua band Balloon Pilot e scia. Dalle prime discese sulle pendici del Brauneck all’età di tre anni, Matze ha alle spalle oltre 40 fortunati anni sulle montagne e tra le gole di tutto il mondo.

La notte in caravan è breve e tempestosa, ma incredibilmente accogliente. In poche parole la caravan è un letto su ruote con una cucina esterna. Un sogno per l’estate, forse non la prima scelta per l’inverno. Comunque, potrebbe andare peggio. Quando l’avevamo prenotata, davanti agli occhi avevamo più o meno questa immagine: fermi accanto a una delle tante fonti calde dell’Islanda, nelle orecchie il ronzio del riscaldamento autonomo, mentre il corpo provato da un lungo giro sugli sci riposa sul materasso in lattice e, grazie al tettuccio in vetro, lo sguardo si posa sull’aurora boreale. Ebbene, a questa idealizzazione non ci siamo mai neanche avvicinati.

Un conto è una nevicata incessante, ben altro è la tempesta che la accompagna. Le porte si possono aprire solo con estrema prudenza, operazione che in ogni caso fa arrivare un po’ di neve sul piumone. E quando il bisogno chiama e costringe a uscire al freddo, ci si sente come Robert Falcon Scott alla volta del Polo Sud, anche se per fortuna si torna alla base tutti interi.

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Serve un nuovo piano

Così, già il secondo giorno del nostro viaggio dell’Islanda, abbandoniamo il piano del campeggio e affittiamo una casetta a Ólafsfjördur. Da qui in avanti useremo la caravan solo per trasportare la nostra abbondante attrezzatura da sci (➜ Leggete anche: Come organizzare il bagagliaio). Il paesino si trova sul mare, sulla cosiddetta Penisola dei Troll, tra Akureyri e Varmahilð, circondato dalle montagne migliori dell’isola per i giri su sci. Ovunque si posi lo sguardo, salite e discese ripide si avvicendano su ogni esposizione, da 1.500 metri di altezza fino al livello del mare. Bastano cinque minuti su Google Earth per rivelare l’enorme potenziale della regione, e poco dopo la lista dei desideri sciistici è già compilata. Chi vuole può portarsi dietro una tavola da surf, perché il fiordo offre le migliori onde d’Islanda e si è guadagnato la fama internazionale grazie al documentario di Chris Burkard “Under an Arctic Sky” (2017).

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Anche il terzo giorno comincia con un’autentica tormenta e con la visibilità ai minimi termini. E allora, dritti nella BMW X3: forse l’entroterra ha un tempo più clemente. Vogliamo visitare la regione di Mývatn, caratterizzata dai vulcani attivi. Dopo una tappa a Goðafoss, la cascata più fotografata dell’Islanda del Nord, partiamo alla volta di un piccolo tour sugli sci nei dintorni della grotta di Grjótagjá. La grotta ospita una sorgente calda ed è ben nota ai fan della serie TV “Game of Thrones”: in un episodio della terza stagione, il protagonista Jon Snow e la bruta Ygritte si intrattengono proprio in queste acque.

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Un giro sugli sci

La nostra meta è il cono di tefra del vulcano Hverfjall, che fa parte del sistema del vicino vulcano Krafla. Con il gelo e il vento che ci taglia il viso, attraversiamo la distesa di neve e ci godiamo il movimento. La cima è alta appena 160 metri e resa brulla dal vento, ma sciare in un paesaggio lunare ha il suo fascino. Dobbiamo solo stare attenti alle fumarole, i cui gas caldi in qualche punto ammorbidiscono il manto nevoso e ci fanno sprofondare senza preavviso. A volte dieci centimetri, a volte cinquanta. La prendiamo con una risata e ci auguriamo che la prossima buca sia meno profonda.

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Dopo il giro, c’è ancora tempo per una scappata a Húsavík. Il paese, che affaccia sul mare ed è noto in tutta l‘isola per il whale watching, ha una nuova attrazione che salta agli occhi soprattutto d’inverno: gli spettacolari bagni GeoSea, integrati in una scogliera. Da qui si può ammirare il tramonto più bello d’Islanda, immersi nell’acqua calda a 39 gradi. La temperatura possiamo confermarla, il panorama no: infuria di nuovo la tormenta. Perfino il faro distante 20 metri è una sagoma indistinta, e quando dopo due ore di relax completo vogliamo tornare alla nostra BMW X3, veniamo condotti all’uscita secondaria. L’ingresso principale, finito il turno del custode, è bloccato dalla neve.

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A caccia di banane

Si torna a Ólafsfjördur e la tormenta non dà tregua. Per un giorno e mezzo la neve ci costringe in casa. Tuttavia, riusciamo a metterci gli sci ai piedi: per andare al supermercato. Sono finite le banane, perciò, imbacuccati come esploratori polari, ci mettiamo in marcia nella tormenta. Il vento soffia come un uragano e ha già trasformato la nostra BMW X3 parcheggiata accanto alla casetta in un cumulo di neve! (➜ Leggete anche: Come preparare l’auto per l’inverno). Nel resto del tempo ci godiamo la forza elementare della natura stando a letto con un buon libro, mentre fuori il vento scuote la facciata, oppure in veranda, a mollo nella nostra vasca riscaldata. E se la temperatura sale troppo, ci si può tuffare di testa nella neve davanti alla casetta, profonda un metro.

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Solo il quinto giorno la tormenta si placa e le montagne intorno a Ólafsjördur si liberano della coltre ovattata di nubi. Comincia lo spettacolo! Nel giro di pochissimo siamo fuori casa con gli scarponi ai piedi. L’attacco del giro, subito fuori dal centro abitato, dista meno di dieci minuti a piedi. Poiché è difficile valutare il pericolo di slavine, considerati il vento e la neve dei giorni precedenti, saliamo lungo un percorso molto tradizionale. L’altezza che riusciamo a conquistare svela di metro in metro la meravigliosa magia dello sci. Dapprima il respiro è affannoso e ancora va trovato il ritmo, ma tutto a un tratto la bellezza della vista supera la stanchezza e spinge sempre più avanti. E qui, sulla Penisola dei Troll, la vista è uno spettacolo. La variopinta Ólafsfjördur si fa piccolissima, come un paesino di Lego, mentre il crinale esposto si rivela sempre più conquistabile passo dopo passo. E là in fondo, nel fiordo, quella non è una balena?

Dopo tre ore e 1.200 metri di altezza conquistati abbiamo raggiunto la vetta. Adesso comincia la seconda fase: il divertimento. Già durante l’ascensione abbiamo scelto una discesa e memorizzato i punti di riferimento identificabili dall’alto per orientarci. E così, uno a uno, tracciamo la nostra linea sulla montagna. Con la massima fluidità, la più ampia curvatura, sfruttando al meglio le pendenze, senza stringere né frenare inutilmente, con una via di fuga sempre a portata di mano nel caso in cui, contro ogni aspettativa, si staccasse una slavina. Giorni dopo, quelle tracce testimoniano ancora come un dipinto il nostro divertimento e il nostro rispetto per la montagna.

In viaggio per l’Islanda

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  • Attrezzatura di emergenza: il climatizzatore e i sedili riscaldati sono una meraviglia. Ma chi si mette in viaggio per l’Islanda in inverno è bene che in macchina abbia un set completo di abbigliamento invernale, con un paio di scarponi alti (o naturalmente di scarponi da sci). Perché in ogni momento c’è il rischio di rimanere bloccati e di dover passare all’azione.
  • Sfruttare al massimo la franchigia bagaglio: considerando il costo elevato dei generi alimentari islandesi, è senz’altro consigliabile riempire fino all’orlo la valigia di barrette energetiche e altre cibarie. Conviene però utilizzare una bilancia da viaggio, per evitare di accorgersi solo al check-in che il bagaglio di 23 chilogrammi ne pesa in realtà 26...
  • Tenere sotto controllo lo stato delle strade: su www.road.is è possibile conoscere in tempo reale la transitabilità delle strade selezionate. Dare un’occhiata alla home page dovrebbe diventare un’abitudine prima di ogni partenza. Inoltre, gli accumuli di neve potrebbero rendere di nuovo impraticabile una strada appena spazzata: nel dubbio, meglio togliere il piede dall’acceleratore.
  • Il pieno? Sì, grazie! Fatta eccezione per gli agglomerati urbani di Reykjavík e Akureyri, non si trovano distributori di carburante molto di frequente. Viaggiando per il paese conviene approfittare di qualunque occasione per riempire il serbatoio.
  • Mangiare e bere: come per le stazioni di servizio, al di fuori dei grandi centri urbani la disponibilità di ristoranti convenienti e di qualità è limitata. Conviene quindi affittare un alloggio che permetta di cucinare. E per una serata davanti a una birra o una bottiglia di vino, l’opzione più economica è il duty free accanto al ritiro bagagli dell’aeroporto.

Un piccolo aiuto ottimizza la discesa

L’unico svantaggio di tour del genere? Si fa molto prima a scendere che a salire. E allora l’ultimo giorno di viaggio ci giochiamo l’asso: Arctic Heliskiing. L’impresa ha sede vicino a Dalvík, dove oltre dieci anni fa Joküll Bergmann ha fondato la prima azienda di eliskì d’Islanda. Bergmann offre programmi che vanno da esperienze di un giorno a viaggi di lusso di una settimana, con pensione completa nel lodge proprietario. Grazie alla sua flessibilità, nel giro di dodici ore trova a noi sciatori sotto mentite spoglie uno spazio nel suo piano di volo. Così, finalmente, grazie al supporto della tecnologia, recuperiamo i metri di altezza persi a causa del maltempo.

Nella Penisola dei Troll, la distanza tra il punto di partenza e la vetta è breve e cinque minuti scarsi dopo essere stati prelevati dall’elipiazzale ci troviamo a 1.200 metri sul livello del mare. Le possibilità sono infinite: discese perfette su ogni esposizione e di tutti i livelli di difficoltà, e neve a non finire. Tiriamo un sospiro di sollievo: abbiamo tutti gambe ancora fresche.

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Di lì a poco stiamo sfrecciando sulle pendici, a una velocità che farebbe paura anche in bicicletta. C’è chi preferisce sbizzarrirsi in curve rapide, o serpentine, e che invece traccia due o tre ampi archi ogni cento metri di altezza: la scelta è libera. Per me ogni momento ha la sua bellezza. A differenza della corsa, che richiede un certo sforzo prima di entrare nel vivo, sciare sulla neve profonda fa raggiungere questo stato fin dalla prima spinta. La testa si concentra subito sul presente e l’unico pensiero che conta è la curva perfetta. Poiché la situazione slavine è stabile e la pendenza è moderata, la guida ci dà il via libera per discendere il versante tutti insieme. È come tornare bambini: ce la mettiamo tutta per far mangiare la polvere agli altri, mentre l’elicottero, che ha parcheggiato al livello del mare, si avvicina fin troppo in fretta.

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Il lato più bello dell’Islanda

Quando dal mare l’aria comincia a offuscarsi e la visibilità peggiore, abbiamo già completato diverse discese. Si chiude qui! Perché niente sole vuol dire niente contrasto e niente contrasto vuol dire niente divertimento sugli sci, o almeno non sulle vaste pendici brulle dell’Islanda. Dopo cinque minuti siamo di ritorno nel lodge accogliente, dopo dieci siamo lavati, asciugati e pronti a partire. Il nostro volo di ritorno parte domani alle sette, purtroppo dall’altra parte dell’isola.

Nel viaggio verso Reykjavík, l’Islanda sfodera nuovamente le sue abilità in materia di luce e paesaggi, mentre ad addolcire la nostra partenza ci pensano i sedili massaggianti, il tettuccio panoramico e l’Harman Kardon sound system. Ci vorrà ancora un po’ perché il sole tramonti, quindi viaggiamo – ancora animati da una settimana di avventure in un paradiso invernale – sulla Ring Road deserta (e perfettamente spazzata) nella tiepida luce serale del Sud. Per il nostro road trip non potevamo chiedere finale più bello (➜ Leggete anche: Cosa portare in viaggio per un road trip).

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8 cose da non perdere nell’Islanda del Nord

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Goðafoss e Dettifoss: le cascate più famose d’Islanda valgono una visita anche d’estate. D’inverno si tramutano in incantevoli castelli di ghiaccio.

Gisli Eirikur Helgi Kaffihús: l’accogliente caffetteria della via principale di Dalvik è il punto d’incontro degli abitanti del posto, nonché sosta gradita dagli sciatori di tutto il mondo. La zuppa di pesce pomeridiana del piccolo buffet vale da sola la visita.

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Arctic Heliskiing Iceland: i pionieri islandesi dei voli in elicottero per sciatori offrono il programma completo: da una giornata di prova a una settimana deluxe a 5 stelle, in montagne che sembrano fatte apposta per sciare. Per scoprire di più visitate www.arcticheliskiing.com.

Soggiorno accogliente: i piccoli cottage nelle vicinanze di Ólafsfjördur sono la base perfetta per un’avventura invernale nel Nord dell’Islanda, sotto molti punti di vista. Ospitano fino a sette persone, offrono una cucina completamente attrezzata e una vasca riscaldata privata all’aperto. Ulteriori informazioni su www.brimnes.net.

 

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La laguna blu del nord: la località termale del lago di Mývatn non ha niente da invidiare alla sorella maggiore vicino all’aeroporto di Keflavík. Anzi, è meno frequentata. Per ulteriori informazioni: www.myvatnnaturebaths.is.

Benvenuti nella città dell’aringa! Il grazioso Siglufjörður, raggiungibile d’inverno solo dal 2010, quando sono state inaugurate due gallerie, invita a passeggiare tra le sue strade. Un tempo il paese viveva di pesca delle aringhe, oggi ringrazia i turisti che ne ammirano i colori e se li imprimono nel cuore. Consiglio per gli sciatori: la valle tra i due tunnel è il punto di partenza per molti bei tour.

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Terme con vista: ha aperto da poco, ma il GeoSea di Húsavík si guadagna senza indugio il titolo di “migliore esperienza termale dell’isola”. Ammirare il panorama marittimo è un piacere per gli occhi, immergersi nell’impianto prevalentemente sotterraneo è un toccasana per il corpo e per lo spirito. Scoprite di più all’indirizzo www.geosea.is.

Take the long way home: dalla Penisola dei Troll si può prendere una strada diretta per l’aeroporto, oppure fare il giro largo e ammirare i paesaggi straordinari della costa meridionale. Lungo questa strada, meraviglie come la laguna glaciale, la spiaggia nera di Vík e la cascata Selfoss si susseguono una dietro l’altra. E ci vuole solo un giorno in più.

Panoramica dei punti di interesse: sul sito www.hiticeland.com si può dare un’occhiata a tutte le attrazioni islandesi più o meno note.

Foto/Video/Autore: Michael Neumann; Illustrazioni: Madita O’Sullivan

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