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Tutto esaurito negli stadi di calcio, milioni di spettatori in tutto il mondo, giocatori osannati come popstar e premi milionari. Effetti speciali, fuochi d’artificio, fan in visibilio: l’atmosfera che regna nell’arena sembra quella di una finale mondiale di calcio. E mentre gli spettatori esultano, i giocatori sono concentratissimi su come conseguire la vittoria. Ma qui non si tratta di calcio, di giochi olimpici o del Super Bowl; si tratta di esports, competizioni sportive ampiamente sottovalutate in grado di riunire diecimila spettatori in una e-gaming arena e milioni online, incollati agli schermi.
Come altre discipline sportive, anche gli esports sono una competizione. In altre parole, si tratta delle prestazioni sportive di singoli professionisti (pro gamer) e degli esports teams. La differenza è che l’azione si svolge su uno schermo e non su un campo da gioco. In sostanza, gli "eSport" sono competizioni dirette tra giocatori umani in determinati videogiochi e che utilizzano regole fisse.
Non tutti i giochi sono ugualmente adatti ai tornei esports. Premesse necessarie sono le pari opportunità e una valutazione corretta della prestazione. Il fattore caso non viene visto di buon occhio negli esports. Molti giochi con modalità multiplayer soddisfano già queste condizioni, che si tratti di calcio, sim racing o combattimenti di team nell’arena.
Gli esports non sono tanto nuovi come sembrano. Già 50 anni fa, i primi gamer si sfidavano nelle competizioni virtuali del leggendario progenitore dei videogiochi, “Pong”. Lo sport digitale si guadagnò una maggiore attenzione negli anni ’90, con i primi LAN Party, quando numerosi giocatori si incontravano in grandi sale per collegare i loro PC. Nemmeno 10 anni dopo arrivò la rivoluzione online: quasi tutti avevano accesso a Internet senza problemi. I gamer (➜ Leggere anche: Vogliamo un remake di questi videogiochi) non devono più incontrarsi per forza in un luogo fisico. E questo ha spianato la strada ai tornei esports online.
A partire dagli anni 2000, lo sport digitale è diventato un fenomeno di massa. Il ruolo di pioniere lo ha avuto la Corea del Sud. Il gioco di strategia in tempo reale “StarCraft” ha avuto la massima popolarità, i videogiocatori professionisti sono vere superstar. Nella Corea del Sud si sono anche svolti i primi World Cyber Games.
I premi dei tornei esports sono diventati multimilionari. In occasione del torneo finale “The International” 2019 del “Dota Pro Circuit”, i premi sono arrivati allo strabiliante totale di 34,3 milioni di dollari USA.
Ora per gli spettatori è più facile che mai seguire i grandi campionati di giochi esports. Grandi piattaforme come Twitch, Youtube o Facebook Gaming li trasmettono live. E anche i normali canali televisivi trasmettono gli esports: reti come Sky Italia trasmette gli eventi live dal luogo in cui si svolgono.
Gli esports comprendono diverse discipline, da “League of Legends” a “FIFA”. In linea di massima, si distinguono due forme principali: le competizioni tra due giocatori e quelle basate su giochi di squadra. Al primo gruppo appartiene ad esempio il già citato “StarCraft”, un gioco di simulazione sci-fi dove due giocatori lottano per conquistare risorse, punti tattici e, infine, la vittoria. Anche la Federazione Italiana Discipline Elettroniche (FIDE) entra in gioco: la lega federale tedesca degli esports premia le competizioni virtuali di eFootball.
I giochi a squadre si svolgono in arene virtuali, dove si riuniscono grandi organizzazioni di esports e clan come G2 esports, Cloud 9 e Fnatic. Nella scena degli sparatutto troviamo giochi di ispirazione militare come “Counter-Strike: Global Offensive” (conosciuto anche con la sigla “CS GO”), “Call of Duty”, “Valorant” o anche “Overwatch”. Le squadre degli esports entrano anche nelle cosiddette “MOBA” (“Multiplayer Online Battle Arena”) come “Dota 2”, “Heroes of the Storm” o “League of Legends”.
Il mercato degli esports cresce in maniera esplosiva. Solo in Italia, le persone che giocano con il computer sono 24 milioni. Grandi trascinatori sono i giochi come “League of Legends” (conosciuto anche come “LoL”), che con oltre 100 milioni di giocatori è annoverato tra gli esports più popolari. Qui duellano due clan di cinque persone con l’obiettivo di distruggere la base avversaria. La distribuzione dei compiti nelle squadre esports è chiara: come nel calcio, ogni videogiocatore professionista ha compiti specifici come attaccante e difensore. Si vince solo con un gioco di squadra coordinato alla perfezione.
Solo nel 2019, sono stati distribuiti premi per oltre 215 milioni di dollari USA in oltre 4.600 tornei di gaming. Anche nel 2020, i pro gamer ai massimi livelli combattono per premi milionari. Alcuni vengono venerati nel mondo degli esports come Lionel Messi nel calcio o Lewis Hamilton nella Formula 1.
Pensiamo, ad esempio, al sudcoreano Lee “Faker” Sang-hyeok, detto “The unkillable Demon King” (League of Legends Esports Team T1). Questo giocatore è stato definito dal Vicepresidente della casa produttrice di giochi Riot Games come il “Michael Jordan” di “League of Legends”. Ha già vinto tre volte il campionato del mondo della finale di LoL. Con 1,2 milioni di dollari USA, conduce la classifica dei guadagni realizzati con gli esports, ossia dei premi vinti. Il professionista di esports meglio pagato è attualmente il danese Johan “N0tail” Sundstein. Ha vinto due volte di seguito il campionato mondiale del gioco “Dota 2” aggiudicandosi in tutto 6,9 milioni di dollari USA di premi.
Per raggiungere questa popolarità, i videogiocatori professionisti devono lavorare sodo. L’attività di un giocatore di esports prevede circa 300 movimenti al minuto; durante i grandi tornei, la frequenza cardiaca è tra i 160 e i 180 battiti. I giocatori di esports concordano tra loro mosse tattiche in pochi secondi e devono reagire molto velocemente. Si allenano fino a dieci ore al giorno e sono soggetti a una pressione notevole.
Al settore degli esports appartiene anche il sim racing, che BMW sostiene in modo intensivo. Nelle simulazioni delle corse al computer o alla consolle di gioco, i piloti virtuali competono per vincere gare e campionati. Non partecipano solo piloti amatoriali o che lo fanno per hobby, anche i professionisti considerano il sim racing (➜ Leggere anche: Sim racing – pronti per le gare virtuali) un’ottima opportunità di allenamento. “In un simulatore è possibile esercitare molto bene la costanza e la precisione”, spiega il pilota Timo Glock.
Moltissimi piloti professionisti giocano con il programma “iRacing” grazie alla sua fisica sofisticata, alle piste fedeli all’originale e alle regole ben definite dei tornei esports. Molto amato è anche “rFactor 2”; tra i suoi punti di forza, la fisica e le auto estremamente realistiche. Anche il sim racing conta un numero crescente di utenti. A livello professionale, l’iRacing annovera in tutto 120.000 piloti virtuali. Nelle gare di massa come la “Gran Turismo Sport” su PlayStation 4 si superano i 13 milioni di utenti.
BMW si è impegnata nel sim racing già nel 2019. BMW Motorsport, ad esempio, ha integrato tra le vetture da corsa alcuni modelli top di “iRacing” e “rFactor 2”. In questo modo, anche i non professionisti possono “guidare” auto come BMW M8 GTE, BMW M4 GT4 e BMW M2 CS Racing nel modo più realistico possibile. BMW ha istituito anche dei trofei: la BMW SIM 120 Cup e la BMW SIM M2 CS Racing Cup.
Dal 2020, BMW sostiene cinque delle squadre più di successo degli esports. Al motto di #UnitedinRivalry e #UnitedatHome, la casa automobilistica si impegna nei team di esports Cloud 9, Fnatic, Funplus Phoenix, G2 Esports e T1, composti da oltre 200 videogiocatori professionisti che hanno già vinto in giochi come “League of Legends”, “Dota 2”, “FIFA”, “Fortnite” o “Rocket League”.
Ma è importante anche dare uno sguardo al futuro. Nell’ambito dei suoi BMW SIM Live Events, BMW Motorsport SIM Racing presenta tre spettacolari prime mondiali che portano a un nuovo livello il transfer tecnologico tra corse reali e corse virtuali. La BMW M4 GT3, che diventerà la nuova ammiraglia di BMW M Customer Racing a partire dal 2022, ha festeggiato il debutto sulla piattaforma di sim racing iRacing prima di lanciarsi in pista come prototipo nel mondo reale. Il volante della BMW M4 GT3 è stato realizzato in collaborazione con Fanatec ed è il primo del suo genere a funzionare sia su un veicolo da corsa sia su un simulatore.
La terza novità mondiale è il concept del Sim Lounge “Fusion SL”, che con pochi gesti si trasforma da tavolo di design a simulatore di corse. Con queste innovazioni, BMW Motorsport sottolinea il suo impegno volto non solo a sfruttare il carattere di evento del sim racing, ma anche a sostenere attivamente il settore con innovazioni hardware nell’ambito di un impegno a tutto tondo.
Il prossimo anno, BMW Motorsport amplierà il suo impegno nel sim racing. Oltre a diversi formati di corse BMW SIM Cup, lavorerà su nuove collaborazioni con quattro Top Team. Nel 2021, Team Redline, Williams Esports, G2 Esports e BS+COMPETITION parteciperanno a numerosi eventi di sim racing di primaria importanza sulle principali piattaforme con le auto BMW e rappresenteranno BMW Motorsport.
Con la realizzazione di una propria accademia, il sim racing avrà in futuro anche una casa fisica presso BMW Motorsport. Nella “Home of BMW Motorsport SIM Racing”, sim racer esperti e neofiti potranno allenarsi usufruendo dell’ampia offerta di BMW Motorsport in materia di expertise di gara e possibilità di allenamento. Si parte dal coaching con sim racer professionisti dei team partner di BMW Motorsport SIM Racing e si arriva ai training mentali che i collaudatori di BMW seguono già da anni per ottimizzare la loro capacità di concentrazione in gara.
La società disquisisce sempre più spesso sulla natura degli esports: sono veri sport o no? Il governo federale riconosce l’importanza sempre maggiore del “panorama degli esports in Germania”. Tuttavia, spesso gli esports non vengono presi sul serio. A differenza di molte altre discipline sportive, gli esports non vengono considerati di pubblica utilità e a tutt’oggi non sono state istituite associazioni riconosciute.
Il mutamento di tendenza è lento. Quella che una volta era una piccola comunità si è trasformata in un settore con un giro d’affari miliardario. Il mercato degli esports ha vissuto un grande boom negli ultimi anni. Sempre più spettatori vivono da vicino le prodezze dei migliori videogiocatori professionisti del mondo. Entro il 2023, gli esperti si attendono che gli spettatori degli esports saranno quasi 300 milioni (2018: 173 milioni). Secondo le stime, il giro d’affari del mercato degli esports a livello mondiale nel 2023 raggiungerà 1,6 miliardi di dollari USA.
Grazie a internet, questa rapidissima crescita è inarrestabile. Di pari passo, aumenta il livello di accettazione degli sport virtuali. Se una volta i gamer venivano definiti nerd, ora sono superstar di un settore multimiliardario. E il viaggio non è ancora finito. Chissà dove ci porterà.
Foto: BMW; Autore: Thomas Stuchlik