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Quando i tedeschi pensano agli anni ’50, le immagini più iconiche che vengono in mente sono le voluminose sottogonne delle signore, i soggiorni con i tavolini a forma di fagiolo e la bubble car Isetta di BMW sulle strade, e non solo nella Germania del dopoguerra.
Oggi, la BMW Isetta è un’auto d’epoca molto ricercata (➜ Guida all’acquisto di Isetta). La si potrebbe chiamare anche Micro Mobility Vehicle. La microcar di Monaco di Baviera aveva coniugato un concept intelligente con l’eleganza della semplicità. Per l’epoca, Isetta era una vera e propria auto futuristica. E la sua nascita è legata a una situazione di emergenza.
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Isetta: da soluzione di emergenza a icona
A metà degli anni ’50, BMW era prossima al fallimento: la produzione di moto era in calo. Nel settore automobilistico, la produzione di auto più grandi, come i modelli 503 e 507, era in perdita, perché i costi di produzione erano (troppo) alti. “Il nostro obiettivo era quello di mettere in produzione un’auto che portasse velocemente denaro alle nostre casse“, spiega Axel Klinger-Köhnlein, esperto di BMW Group Classic.
A BMW serviva un nuovo modello che non richiedesse costi elevati per lo sviluppo e la progettazione. Al Salone dell’Auto di Torino del 1954, BMW trovò la soluzione: allo stand della Iso Rivolta, un costruttore italiano di frigoriferi e miniauto, c’era un’auto a 3 ruote con un enorme portellone anteriore, la Iso Isetta. La delegazione BMW acquisì i diritti di licenza e gli impianti produttivi seduta stante.
Che cos’è una BMW Isetta?
La BMW Isetta è una microcar prodotta dai Bayerische Motorenwerke sotto licenza dal 1955 al 1962. La “Motocoupé” nasce da un progetto del costruttore italiano Iso Rivolta e fa parte delle cosiddette bubble car. Caratteristici di Isetta sono il portellone anteriore e il motore monocilindrico a quattro tempi che pulsa nella coda.
La bubble car ha radici italiane
Per prima cosa, BMW doveva “affinare”, come spiega Klinger-Köhnlein, il motore e il telaio della microcar italiana. Anche dopo le modifiche apportate dai tecnici BMW, abituati a grandi prestazioni, i dati tecnici erano un po’ scarsi: il motore monocilindrico a quattro tempi, con la sua cilindrata di 250 cc derivata dalla moto R25, sembrava nato per essere più silenzioso che potente: all’inizio della produzione, nel 1955, nella BMW Isetta 250 erogava esattamente 12 CV.
Per dare un nome alla bubble car, BMW decise di ispirarsi alle sue radici. Isetta è una forma diminutiva italiana che viene da Iso. Nel numero di ruote, invece, BMW ha deciso di discostarsi dall’antenata italiana: l’originale ne aveva solo tre, mentre la versione tedesca di Isetta usciva dalla fabbrica con quattro ruote. Nel 1956, la casa bavarese lanciò la BMW Isetta 300 che aveva una coppia maggiore, una cilindrata di 300 cc e una potenza di 13 CV. In entrambe le versioni, la piccola bubble car poteva raggiungere una velocità massima di 85 km/h.
Bubble car e icona di culto
Gli esperti di marketing di BMW definirono la microcar “Motocoupé”. La gente, invece, battezzò la piccola Isetta più affettuosamente “bubble car”. Sulle brevi distanze e in città, l’eroina dell’uso quotidiano non aveva rivali. Con una lunghezza di soli 2,28 metri e un peso mosca di 350 chilogrammi, era versatile e maneggevole come nessun’altra. Poteva ospitare due passeggeri adulti seduti uno accanto all’altro come una “vera” auto, una prerogativa che nessun’altra microcar poteva offrire.
Il portellone che si apriva in avanti, come in un frigorifero, permetteva di salire comodamente. Il volante e la colonna dello sterzo si spostavano di lato con il portellone. Solo le valigie dovevano rimanere fuori e trovavano posto su un portabagagli installato sulla coda. Il pubblico aveva capito: Isetta non era una limousine in versione lillipuziana, ma un’auto di nuova concezione, un’auto che era arrivata sul mercato al momento giusto: era la microcar degli anni ’50.
Le modifiche apportate a Isetta nel suo periodo di vita erano evidenti. La prima serie aveva un lunotto posteriore più grande della seconda, e i finestrini che si aprivano verso l’esterno sono stati sostituiti da finestrini scorrevoli. Tutte le Isette erano dotate di una capote in tessuto simile ai tetti apribili di oggi. Ma questo non rispondeva a una richiesta del cliente, come spiega l’esperto Klinger-Köhnlein di BMW Group Classic. Dato che si saliva dal portellone anteriore, era necessario avere un’uscita di sicurezza.
Isetta, campionessa di incassi
La Motocoupé si rivelò una campionessa nelle vendite, cosa di cui BMW aveva estremo bisogno. Con un prezzo iniziale di 2.550 marchi tedeschi (circa 1.300 euro di oggi), erano molte le persone che potevano permettersi una Isetta, tanto più che per guidarla non serviva una costosissima patente per auto, ma bastava quella per le moto.
Con 10.000 esemplari venduti solo nel primo anno, Isetta conquistò il cuore dei tedeschi per poi diffondersi in altri stati. In otto anni sono state vendute complessivamente 161.728 Isette. A tutt’oggi, è una delle auto con motore monocilindrico più vendute al mondo. Nel 1962, con l’interruzione della produzione, si concluse l’era delle piccole bubble car. Il benessere, cresceva e il pubblico chiedeva auto più pregiate.
Vintage BMW: la leggenda continua
Pensando al passato, viene spontaneo immaginarsi la BMW Isetta nelle stradine di un’antica città italiana piuttosto che sulle autostrade tedesche. E invece ha avuto più successo tra Flensburgo e Monaco di Baviera che nella sua patria d’origine, l’Italia. Ma tornava spesso in Italia, come compagna di viaggio dei turisti tedeschi durante le vacanze. Con la loro Isetta, superavano le Alpi e attraversavano il Brennero per venire a godersi il sole, la pasta e la dolce vita.
Questi sono il fascino e lo stile di vita che BMW Isetta incarna ancora oggi. “Al BMW Welt di Monaco, Isetta è il modello che attira più attenzione”, ha notato Klinger-Köhnlein. Molti visitatori si fanno anche portare su Isetta per un breve tragitto: è come fare un viaggio nel tempo e tornare agli anni ’50.